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Super Bowl 2016: Coldplay e Beyoncé a cavallo tra perfomance e messaggi socio-politici

Pepsi Super Bowl 50 Halftime Show

Pepsi Super Bowl 50 Halftime Show

Coldplay e Beyoncé a cavallo tra perfomance e messaggi socio-politici. La fine di una stagione di football negli Stati Uniti d’America significa sempre l’arrivo di un nuovo Super Bowl.

Il Super Bowl, la finale del campionato della National Football League (NFL) – la lega professionistica del football americano – negli USA è l’evento sportivo più importante dell’anno. Tutta la popolazione si mobilita in occasione della partita, che ogni anno vede la partecipazione di artisti di fama internazionale e regala uno spettacolo straordinario: i centri commerciali si riempiono di merchandising ufficiale e i supermercati partecipano alla frenesia dell’evento offrendo lattine di birra decorate con i colori delle squadre e torte a forma di palloni a gioco.

Per gli americani, il Super Bowl rappresenta quello che per gli italiani è il Festival di Sanremo: una festa nazionale e nazional-popolare. Tutti lo guardano, fanatici e non, perché soprattutto in epoca social il Super Bowl è una vera e propria moda virale.

Lo spettacolo messo in scena quest’anno, andato in onda il 7 febbraio, è già entrato nella storia.super-bowl-2016-coldplay-beyonce-bruno-mars

La NFL ha ospitato la Cinquantesima edizione del Super Bowl a Santa Clara, in California. I Denver Broncos, vincitori della divisione Ovest dell’American Football Conference (AFC), hanno sfidato i Carolina Panthers, vincitori della divisione Sud della National Football Conference (NFC), per il titolo di Campioni Nazionali dell’anno. Grazie alla straordinaria prestazione del quaterback dei Panthers, Cam Newton e l’impredicibile ritorno per la 18° stagione del quaterback dei Broncos, Peyton Manning, nell’aria girava ormai da un po’ la sensazione che l’anniversario d’oro del Super Bowl sarebbe stato uno dei più visti di sempre.

> Secondo il LA Times, l’evento è stato il terzo programma più visto nella storia della televisione americana – con 111.9 milioni di spettatori, secondo le classifiche Nielsen.

La serata si è aperta con un’esibizione già straordinaria: l’artista scelta per eseguire l’inno americano è stata Lady Gaga, in un completo rosso arricchito da accessori dai colori della bandiera americana (un outfit confezionato da Alessandro Michele, direttore creativo di Gucci), che ancora una volta ha dimostrato al pubblico di saper effettivamente cantare, e anche molto bene. Il successo è stato clamoroso: l’applauso sincero dei soldati in collegamento dall’Afghanistan e dei giocatori sul campo si è fatto sentire all’unisono.super bowl 2016 Lady GagaMa la vera magia si è consumata durante il tradizionale spettacolo dell’half-time show: ad aprire le danze sono stati i Coldplay – freschi dell’uscita dell’ultimo album A Head Full Of Dreams – accompagnati dalla LA Youth Orchestra, mentre a metà esibizione è stato il turno prima di Bruno Mars e Mark Ronson, che hanno agitato la folla al ritmo di Uptown Funk, quindi dell’unica e inimitabile Queen B, Beyoncé (il cui costume di scena ha omaggiato l’esibizione di Michael Jackson al Super Bowl del 1993), che ad un solo giorno dalla release del video ha presentato il suo ultimo singolo –Formation– accompagnata da un corpo di ballo tutto al femminile, arrabbiato e in divisa.

Elemento centrale è stato il coinvolgimento attivo del pubblico: ogni spettatore aveva infatti in dotazione un cartellino colorato e le istruzioni per come utilizzarlo durante le esibizioni, in modo da partecipare alla scenografia: così ecco dipingersi alle spalle di Chris Martin un tramonto mozzafiato; o ancora, mentre il trio di artisti si abbracciava sul finale urlando la gioia del ‘get together’, ecco spuntare dagli spalti la scritta Believe in Love su uno sfondo arcobaleno.

Risultato: il tradizionale spettacolo musicale si è trasformato in un vortice di euforia ed entusiasmo dallo spirito vagamente hippie, pieno di messaggi importanti e con un commovente omaggio finale ai grandi artisti che nel corso della storia della manifestazione si sono esibiti su quello stesso palco (Michael Jackson, Paul McCartney, Stevie Wonder…).

> C’è chi ha giustamente notato che le parole fieramente urlate al microfono da Beyoncé nel suo ultimo pezzo «My daddy Alabama, momma Louisiana / You mix that negro with that Creole make a Texas bamma / I like my baby hair, with baby hair and afros / I like my negro nose with Jackson Five nostrils» sono state forse le più politicamente impegnate mai pronunciate sul palco di una manifestazione come quella del Super Bowl. Che cosa significa allora un’esibizione di questo tipo, sul palco dell’evento mediatico più seguito degli Stati Uniti?super bowl 2016 beyoncéNegli ultimi anni abbiamo assistito a un’imponente crescita del dibattito sui diritti dell’uomo. Le sparatorie ai giovani afroamericani, la questione islamica, i diritti della comunità LGBTQ+, la discussione sulla fecondazione e sulle adozioni e tanti altri ancora sono stati i protagonisti dell’informazione e dell’indignazione pubblica, lasciando inevitabilmente il segno nelle menti di una generazione cresciuta in mezzo al bombardamento mediatico.

In un tale contesto, la pop culture è stata fin da subito il campo privilegiato per la battaglia politica.

> La Cinquantesima edizione del Super Bowl non ha fatto eccezione. Il messaggio lanciato dai Coldplay era di unità e amore e, grazie all’uso dei colori e alla scelta delle canzoni, suggeriva l’appoggio alla comunità LGBTQ+. Ma in modo ancora più evidente, Beyoncé ha confermato la posizione decisa – presa proprio con l’uscita dell’ultimo video – sulla questione etnica, dimostrando il suo appoggio per il movimento #BlackLivesMatter e che la sfida per i diritti degli Afroamericani non è ancora finita. La sua è stata l’esibizione più discussa: in molti l’hanno accusata di favorire, con la sua violenza estetica e verbale, la divisione fra neri e bianchi negli USA.

Quattro artisti (simbolicamente parlando) significativamente di origini differenti, uniti sotto la bandiera americana nello spettacolo più seguito dell’anno, che si abbracciano e urlano a squarciagola, che ‘credono nell’amore’ e lo fanno urlare al proprio pubblico. L’immaginario rappresentato su quel palco non si apre alle interpretazioni.

Tutto sembra anzi perfetto, la manifestazione libera e sincera di un amore che va al di là delle differenze: un messaggio opportuno, ben pensato e giustamente collocato nello spazio più significativo.
Qual è dunque il neo che ha lasciato insoddisfatte le menti più maliziose?

La risposta è forse fin troppo semplice. Oltre ad essere la finale del campionato di football, il Super Bowl è – prima di tutto – un evento commerciale. Non soltanto perché è la principale vetrina per gli spot pubblicitari (che per uno spazio di 30’’ arrivano a pagare fino a più di quattro milioni di dollari), ma anche perché la diretta televisiva, assicurata in molti altri Paesi, è l’occasione più importante per l’America per dipingere l’immagine che di sé stessa vuole dare al mondo. Un’immagine tanto desiderata e controllata, tanto che dopo lo scandalo del ‘Nipplegate’ (letteralmente lo ‘scandalo del capezzolo’), ovvero quando Justin Timberlake nel 2004 scoprì il seno di Janet Jackson in diretta mondiale, la stessa regia dell’evento trasmette e manipola in delay, con qualche secondo di ritardo, per eventualmente censurare tutto ciò che di inappropriato potrebbe accadere sul palco.beyonce-formation-video-activism

> In questa prospettiva, lo spettacolo offerto quest’anno, ricco di buone parole e costruito su un messaggio di pace (a ben guardare, il già ricordato Michael Jackson più di vent’anni fa si era fatto portavoce dello stesso pensiero), rischia inevitabilmente di perdere credibilità. Ancora peggio, la libertà, come le brioches suggerite da una novella Marie Antoinette, pilotata dallo stesso sistema mediatico e trasmessa all’enorme pubblico dell’americano medio seduto sul divano con una bibita gasata in mano (sia perdonato lo stereotipo, tuttavia efficace) sembra improvvisamente diventare il cibo con cui sfamare una popolazione a stomaco vuoto: una libertà addomesticata dal sistema stesso che la vuole limitare; un guinzaglio per tenere a bada dei cani arrabbiati. E a giudicare dal già citato videoclip di Beyoncé, sembra davvero che la rabbia stia prendendo il posto della discussione civile.

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Ma questo è soltanto ciò che potrebbe pensare una mente maliziosa.
Al di là delle polemiche sul caso e ben lungi dall’elargire giudizi di merito (come invece ha scelto di fare la gran parte dell’informazione d’intrattenimento), c’è da riconoscere allo show l merito di aver diffuso in modo non indifferente la fiamma di alcune questioni oggi più attuali che mai (l’Italia in questi giorni ne è tristemente testimone) e ancora c’è da ammettere, sopra ogni polemica, che lo spettacolo, in fin dei conti, è stato davvero entusiasmante.

Stefano Monti e Laura Christina Brache

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