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The Danish Girl, garbato biopic color pastello per Eddie Redmayne

the danish girl

The Danish Girl di Tom Hooper, dopo esser stato presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, arriva il 18 febbraio anche nelle sale italiane.

Il nuovo film del regista de I Miserabili a Venezia aveva destato freddi entusiasmi. Troppo patinato, critica qualcuno.

the danish girlEddie Redmayne, Alicia Vikander, Ben Whishaw e Matthias Schoenaerts, questo il cast per The Danish Girl, che segna il ritorno di Tom Hooper (Il discorso del Re, I Meserabili): storia di una delle prime transessuali a subire un intervento di riassegnazione sessuale.

Eddie Redmayne è Mogens Einar Wegener, un artista danese specializzato in paesaggi. Col passare degli anni anni però inizia a capire qualcosa di sé che non aveva avuto il coraggio di ammettere: è una donna, dentro. Nasce così Lili Elbe, un po’ per gioco e grazie all’appoggio della moglie. «Che indossi i vestiti di Einar o di Lili i sogni che faccio sono quelli di Lili» confesse Einar a Gerda, moglie, sodale amica. the danish girl

Gerda Wegener, pittrice e illustratrice danese che il The Guardian ha definito in un recente articolo la Lady Gaga degli anni ’20, è interpretata da Alicia Vikander (Ex-machina).

In The Danish Girl la narrazione si sviluppa proprio attorno al rapporto tra le due donne, Einar inizia a indossare per gioco i vestiti di Gerda, a posare per lei, è un gioco di coppia, eccitante, nuovo. Proprio Gerda convince il marito ad accompagnarla a una festa vestito da Lili. Il gioco eccentrico di una coppia di artisti. Einar si accorge ben presto che non è un semplice scherzo e che ormai non può più tornare indietro.the danish girl

Gerda all’inizio non  capisce, ma gli resta vicino. E così farà per tutto il resto della vita anche quando Einar deciderà, più risoluto che mai, di sottoporsi all’operazione per il riassegnamento sessuale e diventare così Lili Elbe, la prima transessuale della storia. Una storia di avanguardia che Tom Hooper ha declinato in un biopic innocuo e garbato in cui il dramma di un corpo da scomporre e ricreare è stato addolcito e stemperato nei toni pastello di una sciarpa di seta.

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Gerda and Einar Wegener posano davanti a un’opera di Gerda: Sur la route d’Anacapri (1924).

Eddie Redmayne dopo La Teoria del Tutto continua sulla via delle performance pirotecniche. Strada pericolosa, ma che per ora, proprio grazie al film di James Marsh, gli ha permesso di vincere un Oscar e un Golden Globe come miglior attore protagonista. La sua Lili Elbe è spesso spaventata, fragile, ma sempre decisa, a tratti capricciosa. Una candidatura ai Golden Globe è già arrivata. the danish girlNel film c’è qualche semplificazione rispetto alla storia originale, i tempi si accorciano e le dinamiche tra i personaggi si piegano a favore della narrazione. La povera Gerda Wegener che nelle realtà era un’artista affermata a livello internazionale qui sembra trovare luce e fama solo grazie ai ritratti fatti a Lili, mentre nella realtà trascurò e sacrificò in parte la propria carriera proprio per stare vicino al marito, fino all’annullamento del matrimonio e anche in seguito, in punto di morte. the danish girlFanno da contorno alle protagoniste Ben Whishaw e Matthias Schoenaerts. L’uno invaghito di Lili e l’altro di Gerda. Sono figure abbastanza marginali, che servono da contrappunto alle dinamiche di una coppia destinata a svanire col tempo nonostante il profondo legame. Ben Whishaw (Cloud Atlas, Ritorno a Brideshead) conferma la sua naturale sensibilità e Matthias Schoenaerts (A Bigger Splash, Le regole del Caos) la sua impassibilità. the danish girlIn The Danish Girl c’è molto appagamento estetico. Godimento visivo. Una ricca tavolozza di azzurri, blu e bianchi dal respiro nordico, delicati e luminosi descrivono gli interni di Copenhagen anni ’20. Vi si contrappongono i gialli caldi e dorati degli interni Liberty parigini e i morbidi rosati degli incarnati. È un film fatto di stoffe e cineserie, di architetture e infissi, una ricerca raffinata per scenografie e costumi.the danish girlThe Danish Girl ha il pregio di non scadere in eccessi di patetismo o puntare su facili sensazionalismi, ma pecca spesso nell’essere troppo didascalico, asettico: innocuo e garbato piacerà a molti, ma ne entusiasmerà pochi.

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