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Per la Casta della politica è sempre Natale, alla faccia degli esodati, sanità e cultura

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Se è vero che nonostante tutte le più roboanti assicurazioni, il problema degli esodati resiste ancora, lo Stato dovrebbe spiegare ai suoi cittadini perché continua a regalare i nostri soldi alla casta della politica, anziché cercare di risolvere qualche ingiustizia.

la casta

L’ultima donazione che abbiamo appreso è quella raccontata da Sergio Rizzo sul Corriere della Sera: una legge del 1998 (governo Prodi) ci ha imposto di pagare 107 milioni per i bilanci in rosso dell’Unità, l’organo del pd che aveva chiuso i battenti e che adesso ha riaperto.

Foto Mauro Scrobogna /LaPresse 13-04-2012 Roma Politica Manifestazione unitaria sindacale contro riforma delle pensioni Nella foto: manifestanti durante il corteo Photo Mauro Scrobogna /LaPresse 13-04-2012 Roma Politics Trade unions demonsrtation against government pension reform In the picture: demonstrants
Foto Mauro Scrobogna /LaPresse

La quota è già stata versata alle banche creditrici. In compenso, mentre sperperano soldi per se stessi, promettono di toglierne altri ai soliti noti. Cioé, ai poveri disgraziati che hanno sempre pagato le tasse e denunciato i loro redditi. Ad esempio, per risolvere la grana degli esodati, Beppe Grillo e Tito Boeri avrebbero deciso di colpire le pensioni d’oro, che poi sarebbero semplicemente tutte quelle sopra i 3mila euro. Ma almeno questi hanno lavorato tutta una vita e versato fior di contributi (senza considerare poi che 3mila euro non ci sembra proprio una roba da nababbi).

Come dovremmo definire i vitalizi di 2450 parlamentari che passano all’incasso anche dopo essersi seduti su quegli scranni sacri magari solo per poco più di 20 mesi prelevando dalle casse 236 milioni di euro all’anno? Senza contare che i nostri eletti versano poco o nulla, perché è la Camera o il Senato a dare i contributi per loro conto.

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Secondo i calcoli affettuati dall’economista Emilio Rocca dell’Istituto Bruno Leoni, le rendite incassate dai vecchi deputati e senatori superano di oltre il 500 per cento gli accantonamenti contributivi effettuati. Naturalmente all’estero non è così.

Solo per citare i nostri vicini francesi, a Parigi i vitalizi dipendono esclusivamente dai contributi versati e ammontano al massimo a 2800 euro.

Da noi, invece, stanno in media ben sopra i 4mila. Ma la cosa più incredibile è che se scorri l’elenco dei beneficiati, ti rendi conto che questo è davvero un Paese senza senso, visto che alla faccia degli esodati lì dentro ci sono miliardari di tutti i tipi e di tutte le professioni, dai banchieri agli industriali ai principi del foro e ai parassiti di mestiere, che si sono sempre guardati bene dal rifiutare l’obolo che gentilmente gli versiamo ogni mese.

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Così a Luciano Benetton, che ha due miliardi di patrimonio, dobbiamo dargli lo stesso 3.108 euro di vitalizio per aver passato solo due anni in Parlamento. Francesco Merloni, a capo di un gruppo industriale che ha un fatturato di 1,3 miliardi all’anno, ne prende 6.087. Anche Vittorio Cecchi Gori che nel giro di dieci anni ha dissipato un enorme patrimonio vendendosi tutto per pagare i debiti, può consolarsi con il suo bel vitalizio. Come Versace: quando è stato eletto nelle file del pdl, nel 2008, dichiarava un reddito personale di 903 mila euro. Si accontenta di 1589 euro. Luigi Rossi di Montelera, della famiglia che controlla l’impero Martini&Bacardi, già eletto presidente della Banca Regionale Europea, prende più di 5mila euro al mese. Antonio Patuelli, presidente dell’Abi, che in Parlamento diceva fuori lo Stato dalle banche, dal 1994 incassa 3028 netti. Dallo Stato, of course. Roberto Mazzotta, presidente di Mediocredito Italiano, 4815 netti. L’imprenditore Antonio Matarrese della Grande Famiglia Matarrese, 4.646. Alla voce artisti, non disdegnano l’aiuto dello Stato, Gino Paoli (2.019), Ombretta Colli (3.141), Vittorio Sgarbi (4.701) e persino Ilona Staller (2.120) che, poveretta, con gli anni che passano fatica a calcare con leggiadra maestrìa gli stessi palcoscenici d’un tempo.

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Non mancano i giornalisti che possono sommare questa entrata mensile ai loro compensi: Furio Colombo, 3.716, Paolo Guzzanti, 3.718, Eugenio Scalfari, 2.162. Gli avvocati principi del foro da parcelle dorate, come Lorenzo Acquarone, 5125, Gaetanio Pecorella, 3.985, Carlo Taormina, 2.045.

I professionisti della politica (Massimo D’Alema: 5.674. Stefano Rodotà: 4.684) o dei sindacati (Sergio D’Antoni 3.658, Giorgio Benvenuto 3.791. Persino i calciatori, come Gianni Rivera: 5.029. Naturalmente, a nessuno di loro è mai passato per la testa di rifiutare, anche se Merloni giura e rigiura che quei soldi lui li dà sempre in beneficienza.

Resta il fatto che questo è un Paese che aiuta tutti. Basta stare dalla parte buona. Diciamo che nella politica è più che buona. E’ perfetta. Qualche ingenuo ha proposto pure di pagare i vitalizi solo a quelli che non hanno altri redditi (cioé, a nessuno), ma non se n’è fatto niente. Che strano. Come qualcuno un giorno o l’altro dovrebbe spiegarmi i finanziamenti ai giornali di partito, che definirli giornali è già un miracolo. In questo campo, leader assoluto e incontrastato è L’Unità. Ma gli altri non è che se la passano male.

Abbiamo trovato i dati del 2012. Leggiamo: Europa, Margherita, 1.183. 113. Secolo d’Italia, An, 992.804. L’Unità, Ds, 3.615,894. Cronache di Liberal, Unione Centro, 409.452. Detto che anche la Padania se la cava (2,001,468), qualcuno capisce come facciano a dare i soldi a quotidiani che rappresentano partiti che non esistono più (Margherita, An, Ds…) o addirittura a giornali che non erano neanche in edicola, come il Secolo, che nel 2012, se non sbaglio, era pubblicato solo in Rete? Mi hanno spiegato che è la legge. Ah, non avevo dubbi.

Dal 2003 al 2013, 25 testate hanno ricevuto soldi dallo Stato come organi di partito o di movimenti politici: 19 giornali e 6 radio. Si sono portati a casa più di 340 milioni d’euro: 252 per i giornali, 92 per le radio. L’Unità, 60 milioni, La Padania 37, 43, Radio Radicale 37,17 nel periodo che va fino al 2011. Ma la cosa straordinaria è che più della metà ha chiuso i battenti. Il 64 per cento. Non è che hanno preso i soldi e tanti saluti? Naturalmente no.

Però, viene male a pensare che tutti questi soldi potrebbero essere distribuiti in maniera più utile. Penso agli esodati, alla sanità, all’arte e alla cultura. Ma che ci volete fare? E’ tutta gente che non sta dalla parte buona. E qui siamo in Italia, dove credevate d’essere?

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