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Intervista a Carolina Sandretto. Un’indagine fotografica sulla società cubana

Carolina Sandretto

SolarCentro1 002

Cuba è un paese in bilico tra un passato molto complesso e un futuro incerto e pieno di interrogativi. Carolina Sandretto, 36 anni, fotografa italiana che vive a New York, presenta fino al 30 ottobre 2015 a Milano, alla Galleria Bianconi in via Lecco 20 (www.galleriabianconi.com) il progetto Vivir con … a cura di Laura Cherubini. Si tratta di un’indagine della società cubana, attraverso il ritratto e una serie di video-interviste girate in tutta l’isola, dal titolo Hopes for the future.


Carolina Sandretto

Ritratti visti come indagini di situazioni critiche del mondo contemporaneo. Come ha costruito e organizzato il lavoro Vivir con…
Come spesso succede, è stato il progetto Vivir con… a scegliere me e non il contrario. Sono andata a Cuba per la prima volta nel 2010 e le storie delle persone che ho conosciuto mi hanno portato a tornarci per quattro anni. Ho deciso di usare una macchina fotografica a medio formato con rullino perché mi è sembrata più appropriata per le situazioni che vedevo davanti a me. Il digitale sarebbe stato troppo veloce per permettermi di ascoltare le storie e gli aneddoti raccontati dai miei personaggi e troppo tecnologico per Cuba. Per questo ho volontariamente rallentato il mio ritmo di lavoro piegandolo all’esigenza di cambiare rullino ogni 12 pose e di dover aspettare le condizioni di luce migliori per ritrarre le persone.

Carolina Sandretto

Quanto e come hanno collaborato i protagonisti dei suoi ritratti?
Ho ricevuto molti “NO!”, come in tutti i miei progetti. A Cuba esiste ancora molta paura riguardo alle fotografie fatte dagli stranieri. I cubani pensano di poter finire nei guai se si lasciano ritrarre o se danno accesso alla propria casa.
Un ritratto è per definizione una collaborazione, un dono fatto dalla persona ritratta al fotografo. Il soggetto permette al fotografo di guardare dentro di lui/lei e di carpire qualcosa di molto personale, un pensiero o un’emozione. Penso che non si possa fare un ritratto senza questa collaborazione o complicità. Collaborazione per me non vuole dire però intervenire per cambiare qualcosa. Ritraggo le persone nelle loro case, nel loro ambiente normale.

Carolina Sandretto

Cuba sta vivendo un momento di passaggio epocale. Che opinione si è fatta di questo popolo in generale e che clima ha vissuto durante la costruzione del suo progetto fotografico.
Credo che capiremo solo tra alcuni anni se il passaggio sia stato epocale. Di sicuro è in corso un cambiamento a Cuba già dal 2010, quando è stata promulgata la legge che permette ai cubani di poter aprire dei negozi e ristoranti privati. Per quanto riguarda il futuro, non bisogna dimenticare che l’embargo americano è una legge che è stata creata contro Fidel Castro e il suo regime perché ritenuti tirannici e ingiusti. Per ora c’è ancora un Castro al potere e la fine dell’embargo, così come i termini di questa fine, sono ancora tutti da fissare.
I cubani hanno molte speranze per il futuro, anche se sono sovente generali e poco definite. Nel mio progetto Hopes for the Future ho intervistato molti giovani cubani sulle loro aspettative personali e le risposte sono molto interessanti ma alquanto confuse. I cubani non sono abituati al pensiero individualista che caratterizza la nostra società e il loro primo pensiero va sempre verso il benessere della loro comunità.

Carolina Sandretto

La serie dei suoi ritratti “coglie lo specchio dell’anima” ma lancia anche un messaggio che invita alla riflessione
Il messaggio delle mie fotografie è chiaro, perché sono fotografie che descrivono la realtà. L’obiettivo è sempre quello di raccontare una storia che è la realtà di ciò che vedo e di descrivere la vita delle persone che fotografo. Le mie fotografie provocano reazioni diverse come è giusto che sia. Alcune più pacifiche, alcune di disagio. Il mio obiettivo è far vedere una realtà poco conosciuta e permettere a chi osserva di poter “entrare” dentro la vita e le storie di persone di cui non sanno niente, e di vederle per quello che sono. A loro poi il regalo di poter interpretare…

Carolina Sandretto

In che modo la convivenza tra vecchie e nuove generazioni diventa anche un luogo fisico e mentale?
Le situazioni che fotografo, le persone e le stanze, sono tutte parte di “Solar”. I Solar sono vecchi palazzi una volta unifamiliari poi trasformati in multifamiliari. In piccolissime stanze e appartamenti vivono a volte 5 o 6 persone. Intere famiglie con nonni e nipoti dove non esiste alcuna privacy. Questa situazione si è creata a causa dell’aumento della popolazione e per l’impossibilità del governo di stanziare fondi per creare nuove e più adeguate situazioni abitative.
In questa fattispecie sociale i giovani non possono emanciparsi e creare un nuovo nucleo familiare andando a vivere da soli. Continuano invece a vivere nell’appartamento dei propri genitori con i loro figli. In questo senso i Solar diventano sia luoghi di convivenza fisica che mentale tra le diverse generazioni.

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  • mah evidentemente ha visto una Cuba diversa dalla mia perche’ ho notato che l’invidia a tutti i livelli la fa da padrone e di conseguenza come possono te lo mettono anche senza vasellina dove non batte il sole, altro che benessere della comunita’

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