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Vivian Meier: la tata che divenne fotografa

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© Vivian Maier

Venerdì 10 luglio si è aperta, al museo MAN di Nuoro, la mostra fotografica di Vivian Meier. L’insolito caso della fotografa newyorkese di origine francese, per molti di noi ancora “carneade”, che per oltre quarant’anni ha fatto la bambinaia per le famiglie benestanti americane tra New York e Chicago.

Allo stesso tempo, trascorse il proprio tempo libero assecondando la sua grande passione, la fotografia. Questo le permise di raccontare la vita reale “di strada” delle due grandi metropoli statunitensi. In particolare, la personale del Man riscopre gli scatti tra gli anni cinquanta e i primissimi anni settanta che la Meier realizza tra la gente comune, dove certamente si sentiva a suo agio e iniziava la sua indagine alla scoperta dell’essere umano.

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April 20, 1956. Chicago © Vivian Maier Maloof Collection

La forza e il taglio che impone alle sue foto la pone, senza alcun dubbio, tra i grandi maestri della street photography: da Alfred Eisenstaedt a Robert Frank, da Diane Arbus a Lisette Model, come lo stesso direttore Lorenzo Giusti descrive; la visuale di Vivian Meier è lo sguardo spesso innocente e ricco di fantasia che i bambini per cui lavora aiutarono a sviluppare e mantenere nel corso degli anni.

La casualità volle che un collezionista privato, immobiliarista di professione, John Maloof, acquistasse all’asta per soli 400 dollari l’intero corpus fotografico fino ad allora rimasto sconosciuto e caduto nell’oblio; da quel momento, era il 2007, Maloof iniziò un’opera di promozione del lavoro di quella che oggi viene considerata una straordinaria fotografa del Novecento.

Benché non esistano saggi critici o pubblicazioni a suo nome e neppure notizie di esposizioni lungo i suoi 83 anni di vita, se osserviamo con acribia una ristretta selezione degli oltre centocinquantamila negativi prodotti, si percepisce chiaramente la poetica che regge la narrazione fotografica: le inquadrature che scrutano i volti delle persone per strada intente nella loro quotidianità, il gusto per il formalismo che caratterizza alcuni scatti urbani focalizzando l’attenzione sulle linee, le geometrie e i giochi di luce che rappresentano solo una parte della sua storia.

Nei 120 scatti esposti al MAN sorprendono alcuni dettagli: la disinvoltura con cui padroneggia il mezzo meccanico, passando dalla Rolleyflex alla Leica senza perdere la sua efficacia nonostante il cambiamento di visione, e la passione per gli autoscatti.

Seppur con illustri predecessori (Cornelius, Nikolaevna), Vivian Meier si erge quasi ad antesignana del moderno “selfie”: non tocco narcisistico ma ricerca di sé, dell’infinito e dell’indefinito che si cela dentro ogni essere umano, indipendentemente dallo stato sociale. Sorprende come dietro la macchina fotografica si trovi una maturità tipica di un professionista in grado di cimentarsi anche con le foto a colori e la cinepresa da 8mm.

Vivian Maier: New York, 10 Septembre 1955 © Vivian MaierMaloof Collection, Courtesy Howard Greenberg Gallery, New York
Vivian Maier: New York, 10 Septembre 1955 © Vivian Maier Maloof Collection, Courtesy Howard Greenberg Gallery, New York

Infatti, l’ultima parte della mostra si concentra sui lavori degli anni Settanta dove le inquadrature fotografiche da una parte e i filmati dall’altra ci consentono di cogliere il metodo di lavoro della fotografa; il linguaggio cromatico le permette di infondere leggerezza negli scatti della sua Leica, mentre con la 8 mm vengono fuori i limiti del linguaggio cinematografico della Meier, poiché mancano sia un racconto che l’inquadratura in movimento tipica dei filmati.

August 1975
Chicago, August 1975

La mostra, a cura di Anne Morin e in collaborazione con diChroma photography, viene ospitata per la prima volta da un’istituzione italiana e resterà aperta fino al 18 ottobre 2015.

Concludiamo ancora una volta  con le parole del direttore del MAN: “Ciò che più impressiona è la facilità nel passare da un registro all’altro, dalla cronaca, alla tragedia, alla commedia dell’assurdo, sempre tendendo saldamente fede al proprio sguardo. Una voce rimasta per molto tempo fuori dal coro, ma senza dubbio ben accordata”.

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VIVIAN MAIER. Street Photographer

Nuoro, Museo MAN
Dal 10 luglio al 18 ottobre 2015

Orario invernale : 10:00/13:00 – 15:00/19:00
Orario estivo continuato : 10:00/20:00

info biglietteria:
intero: 3 euro
ridotto: 2 euro (dai 18 ai 25 anni)
gratuito: under 18 e over 65; prima domenica del mese
biglietto unico MAN + TRIBU: 4 euro

www.museoman.it

 

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