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Un dipinto di Paulus Bor donato agli Uffizi

L’insieme dei dipinti di Paulus Bor, pittore originario di Amersfoort (Paesi Bassi) e vissuto nel XVII secolo, comprende meno di 30 opere.

(particolare)
(particolare)

Da oggi, 11 giugno,  un olio su tela dal titolo Scena di sacrificio entra a far parte delle collezioni della Galleria degli Uffizi, grazie alla donazione dell’Associazione Amici degli Uffizi. Il dipinto sarà visibile nella Sala 54 degli Uffizi (dedicata dei Pittori olandesi di Haarlem, Utrecht del XVII secolo), al Piano Nobile dell’edificio vasariano.

“La tela di Bor, di tema inusuale (per non dire stravagante) e d’eccentrica impaginazione – commenta Antonio Natali, Direttore della Galleria degli Uffizi – coniuga una visione di paese tipicamente nordica a memorie delle antichità romane, conosciute e amate dal pittore in un soggiorno romano fra il 1623 e il 1626. Anche lui, al pari di tanti suoi conterranei, si sarà spostato nell’Urbe per studiare proprio i reperti d’un passato eroico appreso sui libri e per conoscere i capi d’opera dei grandi maestri di primo Cinquecento; ma poi, lui pure, sarà rimasto abbagliato dalle novità luministiche del Caravaggio e dei suoi numerosi discepoli. Tuttavia la peculiarità dello stile di Bor risulterà lampante quando la sua tela sarà esposta nella stanza dei pittori olandesi di Utrecht, dove s’è pensato potesse trovar luogo conveniente”.

 

P.Bor, Scena di sacrificio

Paulus Bor
(Amersfoort, Paesi Bassi, c. 1601-1669)
Scena di sacrificio
1635-1640
Olio su tela, cm 89,5 x 67,7
La presente opera mostra una figura femminile avvolta in un manto coperto di fiori, che sta per mettere in atto il sacrificio di un uccello, adagiato su un altare. Ad assistere la donna è un giovane uomo dal torso nudo, che soffia la piccola fiamma che si sta sviluppando tra le foglie. Il soggetto non appare riconducibile a una fonte letteraria precisa ed è da qualificarsi piuttosto come una rivisitazione personalissima di una scena di sacrificio classico in ambiente naturale. Il giovane uomo con la testa cinta di una corona di alloro quasi sicuramente rappresenta un pastore, così come il volatile dovrebbe essere una colomba, cara a Venere e simbolo dell’amore. Nell’invenzione, la protagonista principale rimane la figura della maga: col suo viso assorto e pensoso, e la sua gestualità pacata, riesce ad imprimere un’atmosfera intimamente solenne al rituale. La fisionomia della donna è in tutto tipica di Bor: un viso pieno e soffice, un collo corto, cappelli lunghi sciolti e una espressione sognante.
La tela degli Uffizi rappresenta un’importante aggiunta al corpus ristretto di dipinti di Paulus Bor. Nel mettere insieme gli elementi della composizione l’artista presta particolare attenzione alla distribuzione delle forme in superficie – ampie e meno ampie, lisce e meno lisce – anziché preoccuparsi della costruzione spaziale. Colpisce soprattutto il lieve tono argenteo del dipinto, che distingue quasi tutte le opere del pittore. La vocazione più propriamente pittorica di Bor determina la resa felicemente trasparente del manto della maga, ma anche quella più precisa del teschio di montone. L’applicazione della materia pittorica diventa più pastosa sul volto carnoso del giovane pastore che soffia sul fuoco. In questo particolare troviamo un’eco dello stile dei pittori caravaggeschi della scuola di Utrecht.

www.polomuseale.firenze.it

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