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Palazzo Grassi in collaborazione con grandi istituzioni a Venezia

Danh Vo si è distinto in breve tempo nel panorama artistico internazionale per il linguaggio con cui affronta i grandi temi della Storia – come il colonialismo, l’imperialismo economico e culturale, il rapporto tra Occidente e Oriente, la guerra – da un punto di vista molto personale.

Danh Vo | Photo Matteo de Fina
Danh Vo | Photo Matteo de Fina

Il suo lavoro mescola racconti autobiografici a fatti storici, rompendo il confine tra Storia e storie, tra l’esperienza individuale e gli eventi mondiali. Nato in Vietnam nel 1975 e trasferitosi con la sua famiglia in Danimarca all’età di quattro anni, Danh Vo spesso ripercorre nel suo lavoro la Storia alla luce della propria storia personale: l’esperienza della guerra, la divisione del Paese e la conversione al cattolicesimo fanno parte dei traumi collettivi che impregnano il suo lavoro in una fusione di passato e presente, di distruzione e trasformazione.

da SX: Martin Bethenod, direttore Palazzo Grassi - Punta della Dogana, Giulio Manieri Elia, Direttore Gallerie dell’Accademia, Luca Massimo Barbero, Direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Cini, Danh Vo, Artista e curatore della mostra "Slip of the Tongue". Photo: Matteo De Fina
da SX: Martin Bethenod, direttore Palazzo Grassi – Punta della Dogana, Giulio Manieri Elia, Direttore Gallerie dell’Accademia, Luca Massimo Barbero, Direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Cini, Danh Vo, Artista e curatore della mostra “Slip of the Tongue”. Photo: Matteo De Fina

L’esposizione “Slip of the Tongue” trova una risonanza particolare a Venezia, città crocevia fra tradizione e modernità, la cui storia è sempre stata in bilico fra divisione e comunione. Questa risonanza viene accentuata dalla scelta di Danh Vo di proporre, lungo il percorso espositivo, un dialogo tra lavori contemporanei e opere antiche provenienti dall’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini e dalle Gallerie dell’Accademia.

Questi prestiti si iscrivono nel rapporto di collaborazioni e sviluppo di sinergie, iniziato nel 2014, che unisce Palazzo Grassi – Punta della Dogana alle due istituzioni veneziane. Essi sono inoltre il risultato di un dialogo fruttuoso tra l’artista Danh Vo, Luca Massimo Barbero della Fondazione Giorgio Cini e Giulio Manieri Elia delle Gallerie dell’Accademia.

L’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini presterà al progetto “Slip of the Tongue” alcune preziose miniature appartenenti alla sua ricca collezione, tutte datate tra il XIII e il XV secolo. La Fondazione Cini possiede infatti una delle più importanti raccolte di pagine e iniziali miniate staccate del periodo compreso tra il XI e il XVI secolo che include le principali scuole regionali italiane di miniatura e alcuni dei più importanti miniatori del tardo Duecento e del primo Cinquecento. La collezione venne donata alla Fondazione nel 1962 da Vittorio Cini che, a partire dalla fine degli anni ’30, spinto dalla sua passione bibliofila, acquistò i vari nuclei che attualmente compongono la raccolta.
La raccolta è costituita da pagine e frammenti pergamenacei miniati, perlopiù provenienti da libri liturgici (Corali, libri per la preghiera, ecc…), risultato delle spoliazioni delle biblioteche monastiche – avvenute in seguito alle soppressioni degli ordini religiosi – e del forte interesse, sviluppatosi tra l’Ottocento e il Novecento, per i “primitivi” che in molti casi ha portato allo smembramento dei codici.

Le Gallerie dell’Accademia – che ospitano la più ricca collezione di dipinti veneziani e veneti, dal Trecento bizantino e gotico al Settecento passando attraverso i grandi Maestri del Cinquecento (Tiziano, Veronese, Tintoretto) – hanno prestato un’opera di Giovanni Bellini, pittore veneziano tra i più noti del Rinascimento, un dipinto di Giovanni Buonconsiglio, detto il Marescalco, e un frammento della Scuola di Tiziano.
Self-Portrait (Peter) del 2005, per contro, è l’opera che sarà prestata da Danh Vo alle Gallerie dell’Accademia in forza dello scambio siglato tra l’artista e l’istituzione veneziana. Self-Portrait (Peter) fa parte dei primi lavori di Vo basati sulla raccolta di documenti di vario genere, e consiste in una lettera rilasciata allo stesso artista – ancora studente presso l’Accademia Reale della Danimarca – da un suo insegnante, il pittore danese Peter Bonde, che gli consiglia di rinunciare alla pittura. Con questo lavoro Vo analizza le tradizioni d’insegnamento, di guida e di discendenza tipiche del percorso educativo accademico e allo stesso tempo, come componente autobiografica, rappresenta la sua perseveranza contro la stessa Accademia riluttante a riservargli un posto nel salone. Non potendo competere con i grandi del passato, come Tiziano e Carpaccio, Self-Portrait (Peter) – anche alla luce della sua dimensione rispetto a quella delle maestose opere afianco – rappresenta la sensazione di Danh Vo di essere un artista contemporaneo costretto a mettersi in coda dietro i “giganti”.

Gallerie dell’Accademia
Giovanni Bellini, Testa del Redentore. Piccolo albero e cartiglio.
Frammenti di una Trasfigurazione, XV secolo (1500-1505)
Giovanni Buonconsiglio, detto il Marescalco, I santi Benedetto, Tecla e Damiano, 1497
Scuola di Tiziano, Mascherone di satiro, XVI secolo (1545 ca.)

Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini
Anonimo. Abruzzo, XIII secolo
Anonimo. Italia centrale, XIII secolo
Maestro delle Decretali di Lucca, XIII secolo
Anonimo. Perugia, XIV secolo
Maestro del Seneca, XIV secolo
Nerio. Bologna, XIV secolo
Anonimo. Firenze, XV secolo
Maestro Olivetano, XV secolo
Maestro del Lattanzio riccardiano, XV secolo

Danh Vo
Self-Portrait (Peter), 2005

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