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KINK: viaggio dietro le quinte della fantasia sadomaso

KINK: viaggio dietro le quinte della fantasia sadomaso.

Questo viaggio inizia con la prospettiva severa e statuaria del San Francisco Armory, l’edificio che ospitò la storica armeria, costruita nel biennio 1912-14 per la Guardia Nazionale degli Stati Uniti d’America.

L’Armory, realizzato sull’esempio dell’architettura moresca, ha l’aspetto di un castello e aguzzando lo sguardo noteremo sventolare sui torrioni due bandiere. La prima è l’old glory, la bandiera americana, la seconda, forse meno riconoscibile, apre invece all’immaginario che stiamo per incontrare: si tratta della Leather Pride flag, simbolo della sottocultura feticista e BDSM.

Quest’ultima non garrisce lì per caso perché ci troviamo di fronte al quartier generale di kink.com.

KINK
KINK, la locandina

Con questa immagine la giovane cineasta e regista Christina Voros, collaboratrice storica e amica dell’ubiquitario James Franco (che qui veste i panni del produttore), apre il suo documentario KINK, purtroppo ancora inedito in Italia.

Il documentario nasce da una precedente esperienza lavorativa di James Franco che girò alcune scene del film “About Cherry” proprio nel quartier generale di kink.com, rimanendo affascinato dall’inedito approccio creativo che sta dietro il più grande portale web dedicato al BDSM (bondage & discipline/ dominance & submission/ sadism & masochism).

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Christina Voros e James Franco

A rendere unico e degno di nota il lavoro di kink.com sono le istanze da cui parte per realizzare il suo materiale pornografico. kink.com sostiene, difende e favorisce l’idea che l’ambiente BDSM sia sicuro, sano e soprattutto consenziente e consensuale. Lo scopo che il portale si prefigge, è quello di demistificare lo stile di vita BDSM e soprattutto fare da esempio per la comunità feticista. kink.com, creato nel 1997 da Peter Acworth fuori dal suo dormitorio al college è oggi un affare multimilionario, con una squadra che conta più di centotrenta collaboratori.

Il lavoro asciutto, diretto, privo di alcun paternalismo, di Christina Voros ci offre uno sguardo stupefacente sui ragazzi di kink.com. Man mano che affrontiamo tutte le fasi lavorative che portano alla produzione dei video per i trentasette siti web affiliati, scopriamo quanto questi siano intelligenti, carismatici, divertenti e assai creativi. Divisi in tre grandi team, producono ciascuno un totale di tre servizi a settimana con un numero di modelli che vanno da due a sei, lavorando con loro fino a otto ore al giorno («just another day at the office!» esclamerà sorridendo in camera uno dei modelli dopo una sessione di bondage).

Voros intermezza le sessioni di girato a interviste alle principali figure del team: registi, responsabili casting, scenografi, mostrando quanto siano diversi gli sguardi di ognuno di loro sul tema BDSM.

Una risorsa che sta già cambiando il giudizio sul porno in generale. Conosciamo così Princess Donna, già educatrice BDSM e performer, che si occupa della sezione di sottomissione femminile e Maitresse Madeline, attrice e dominatrice, responsabile della sottomissione maschile, il tenero Van Darkholme che si occupa della sezione omosessuale maschile, e il brillante trans Tomcat che cura la sezione delle macchine erotiche (alcune delle quali realizzate dal MIT di Boston).

KINK
KINK, una scena dal film

Attraverso le interviste di Voros scopriamo quanto siano diversi gli sguardi di ognuno di loro sulla cultura feticista e allo stesso tempo come sia comune a tutti l’idea che «il porno è una fantasia, il BDSM è una fantasia».

Per veicolare questa idea kink.com non propone ai suoi utenti solo le scene ma allega sempre le interviste agli attori prima e dopo averle girate. Il portale fa così educazione su cosa è permesso e su cosa non lo è. Tutti sono d’accordo a definire il lavoro di kink.com un «lavoro di regole», regole su cosa si può fare e su cosa no: per esempio non è ammessa l’idea dello stupro e nemmeno quella del degrado dell’individuo attraverso le offese.

Grazie a KINK scopriamo che i nerd più adorabili e spassosi non sono mica d’invenzione come quelli di The Big Bang Theory ma vivono e lavoro nel quartier generale di kink.com. La loro cura del dettaglio infinitesimale, l’intelligenza brillante e creativa sono contagiosi oltre che entusiasmanti.

Dai colloqui con i performer per calibrare le emozioni da veicolare alla centrale questione della gestione del dolore, scopriamo quanto sia scientifico l’approccio che da forma alle loro fantasie. Vi stupirà poi quanto sia largamente usata l’ironia (con risultati spassosissimi) da tutti i registi e quanto sia parte integrante il contributo personale degli attori al processo artistico.

KINK, una scena dal film
KINK, una scena dal film

Fra tutti, merita una segnalazione, il passaggio in cui Princess Donna – che ricordiamolo, si occupa di sottomissione femminile – racconta di quanto gli studi di genere abbiano un peso centrale nella descrizione di una fantasia tanto delicata. Indispensabile qui l’uso dei toni comedy che demistificano e offrono una visione più sana della sottomissione femminile.

Ci auguriamo che KINK, presentato al Sundance Festival nel 2013, possa trovare una sua strada nella distribuzione italiana, soprattutto per il suo approccio naturale e sincero sulla cultura BDSM, oggi più che mai ingabbiata (OPS!) da stereotipi desolanti e descrizioni errate ed etichette semplificatorie.

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