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Expo 2015: nutrire il pianeta e l’arte

Quando si parla di Expo 2015 vengono in mente i ritardi sulle opere in cantiere, le liti sugli stipendi dei manager, le infrastrutture da realizzare e i soldi che mancano per portale a termine. E, ancora, i temi di agricoltura e fame nel mondo, le opportunità di lavoro legate alla manifestazione, i visitatori che si riverseranno in Italia e le strutture alberghiere che dovranno ospitarli, le nostre reti di trasporto, spesso inadeguate, le lingue straniere che poco padroneggiamo. Insomma, il termine Esposizione Universale evoca di tutto di più, tranne il concetto di cultura. Eppure l’evento potrebbe rappresentare un eccellente volano per permettere all’arte di “fare impresa” e all’impresa di beneficiare del contributo dell’arte.

In quale modo ce lo spiega Ornella Piluso, in arte topylabrys, l’artista che ha fondato nel 1996, presso la Società Umanitaria di Milano, l’associazione “Arte da mangiare, mangiare arte” (www.artedamangiare.it/) che riunisce personaggi che lavorano su progetti legati al rapporto tra arte, ambiente e alimentazione e che mettono le proprie idee al servizio di gallerie, ristoranti, aziende e istituzioni. E dal momento che l’argomento “nutrizione”- sia del fisico che della mente- è proprio nel DNA della sua associazione, topylabrys ha le idee molto chiare sul da farsi, di qui al 2015. «Innanzitutto, basta offrire inutili gadget cinesi ai turisti. Diamo loro la possibilità di entrare nella nostra cultura del made in Italy vero. Meglio un ricordo semplice, ma autentico, come un segno tracciato da un artista, che mille orrendi portachiavi che già invadono il mercato, uguali in tutto il mondo. E che, per giunta, non permettono di comprendere l’importanza del nostro patrimonio artistico. Il nostro messaggio propone una realtà meno invasiva e più autentica».

Su cosa si basa questo messaggio è presto detto. «I programmi che vorremmo vedere durante Expo- prosegue Ornella Piluso- sono quelli che permettano di attrarre i popoli di tutto il mondo, che abbiano la forza di far riflettere sulle necessità del nostro pianeta, attraverso atti creativi, messaggi di serenità e linguaggi più distesi come la musica, il teatro, il ballo, l’arte, lo sport, il cibo. Insomma, iniziative che offrano alimentazione per la mente e il corpo».

Non c’è dubbio che “Arte da mangiare, mangiare arte” possieda gli strumenti giusti e l’esperienza per perseguire simili finalità: l’associazione ha lo scopo di esaminare, attraverso l’ occhio dell’ arte, le problematiche legate al cibo e da sempre lo fa attraverso format  che usano a 360° la cultura per informare e far crescere. Expo2015 hapatrocinato- e continua a farlo- la Giornata mondiale dell’ Alimentazione,  lanciata sei anni fa dall’associazione e meglio conosciuta come “Orto d’ Artista dalla Semina al Raccolto”, «in cui il gesto della semina è interpretato con performance creative e autentiche» (la settima edizione si svolgerà il 12 ottobre, alle 17, presso il Chiostro dei Glicini dell’Umanitaria, via San Barnaba 38). Per “Arte da mangiare, mangiare arte” questo, però, è soltanto l’inizio di una collaborazione «che dovrà divenire sempre più stretta, per arrivare pronti al grande appuntamento del 2015». Collaborazione cui sono chiamate a contribuire tutte le imprese, le istituzioni italiane e gli artisti, naturalmente.

«In vista di Expo, è nostra intenzione ampliare la presenza sul territorio italiano- afferma topylabrys- coinvolgendo tutte quelle aziende che vogliono utilizzare le nostre matrici culturali per comunicare il loro lavoro, quale fatica dell’ uomo. Abbiamo avviato una sperimentazione presso il Depuratore di Nosedo (alla periferia di Milano)  che ci ha accolto con una sorta di laboratorio d’ arte a cielo aperto. Ci siamo poi avvicinati ad “Arte in Arte”, una realtà molto interessante che lavora proprio per promuovere, attraverso il linguaggio culturale, un turismo cui offrire le bellezze e le tipicità della nostra terra»

E poi c’è tutto il capitolo della ristorazione: da 13 anni l’associazione svolge un’attività di ricerca con gli chef di vari ristoranti mondiali, da Milano a New York, passando per Roma, Torino, Napoli, Bologna, Atene e Pechino, per studiare la relazione tra colore e sapore, forma e gusto. Un’operazione, costante e capillare, che si è tradotta nel “Piatto solidale d’artista”, iniziativa benefica, oltre che artistica (http://www.artslife.com/2013/05/13/piatto-solidale-dartista/) e che promette interessanti sviluppi per il periodo di Expo 2015. «Vogliamo che la cultura sia servita anche al ristorante, nella sua autenticità- dichiara topylabrys- non intendiamo riempire le sale dei locali di contenuti sterili, ma di esperienze concrete, quali lo studio del rapporto tra cibo e arte, da mettere a disposizione del pubblico durante l’Esposizione Universale». In sostanza, anche i ristoratori dovranno divenire ambasciatori dell’eccellenza italiana. Una parola, quest’ultima, «fin troppo sfruttata e abusata» secondo topylabrys. «Noi, però, possiamo vantarci, con orgoglio, di aver forgiato delle vere eccellenze nel tempo ed è per questo che Milano può essere fiera di possedere una ricchezza come la nostra, silenziosa e laboriosa, fatta di artisti e chef che si sono impegnati senza perseguire visibilità e fama, ma semplicemente per costruire qualcosa di concreto». Infine, un appello rivolto a tutti, imprese, istituzioni e individui: «chi desidera manifestarsi, con fatti e non parole, si ritenga accolto fra di noi». Chi volesse cogliere l’invito, o sapere qualcosa in più su “Arte da mangiare, mangiare arte”, può recarsi, lunedì 7 ottobre all’inaugurazione della nuova mostra di topylabrys, “Paradossi Plastici”, presso Palazzo Isimbardi (Cortile d’onore), corso Monforte 35, ore 18.

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