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Intervista a Giulio Durini

Nasce a Milano nel 1966. Nel 1988 vince la borsa di studio Andy Warhol presso la New York Academy of Art.
Nel 2001 diventa presidente della Fondazione Durini, creata dal conte Antonio Durini nel 1939, col fine di promuovere giovani artisti di nazionalità italiana.
Da alcuni anni è tra i ritrattisti ufficiali del Senato della Repubblica.

 

 

– Allora Giulio, come vedi il panorama dell’arte contemporanea oggi in Italia?

Purtroppo il panorama dell’arte in Italia oggi mi sembra un po’ arretrato, esterofilo, pieno di pregiudizi e non molto attento a quello che di buono si potrebbe trovare sul territorio nazionale. Ci siamo così trasformati in una lontana e remota provincia dell’America, scimmiottandone, con scarso successo, i prodotti che non sono l’esito di un reale confronto con una realtà che, nella sua quotidianità, è assai diversa dalla nostra.
Nell’arte abbiamo storicamente sempre avuto una posizione di spicco. Con il degrado culturale a cui siamo pervenuti negli ultimi anni, anche provocato dall’avvento di una televisione mal gestita, guardiamo al Nuovo Mondo come sogno di modernità. Erroneamente diamo al concetto di contemporaneo un attributo geografico invece che temporale, diventando così solo osservatori. Non abbiamo più un ruolo da propulsori, e in quel lasso di passività, – il tempo che l’informazione arrivi a noi – ‘perdiamo il treno’ facendoci così sorprendere ed estasiare da cose già avvenute, digerite e anche superate negli altri Paesi da almeno vent’anni.
Io sono cresciuto negli Stati Uniti, mi sono formato alla New York Accademy of Art fondata da Andy Warhol, forse l’artista più attento a ciò che lo circondava e ai cambiamenti della società in cui operava. L’insegnamento rispecchiava molto quello che stava succedendo nel panorama dell’arte americana di quegli anni. La pittura era di nuovo posta al centro della ricerca dei vari modi di espressione e non in sostituzione del cinema, della fotografia o dei video, ma semplicemente come forma di espressione creativa assolutamente attuale. Con la necessità però di riappropriasi di tecniche magari ormai un po’ perdute a causa dell’avvento delle nuove tecnologie. Warhol aveva capito che quel linguaggio non era da sostituire, ma bensì da incentivare e porre in parallelo con le altre forme di espressione.
Qui in Italia stiamo ancora a discutere se la pittura sia o non sia una forma d’arte contemporanea. Premesso che questo è un dibattito cretino in partenza, perché per il semplice fatto che uno sia vivo e la pratica già la rende contemporanea, Affermare che qualcuno dipinga come un artista del passato è una assurdità totale. Ciò non è assolutamente possibile, perché ogni uomo é imbevuto del mondo in cui vive. Ne é il prodotto. Quindi non c’é possibilità alcuna di creare un’immagine come avrebbe fatto un uomo del ‘600. Magari un artista non sarà potente abbastanza da segnare il suo tempo, ma sicuramente il suo tempo segnerà lui.
Ad un certo livello di qualità, perciò tutte le forme e tecniche di espressione hanno il loro peso e il loro valore, in quanto, appunto, segnano il tempo in cui sono state create. Noi siamo solo qui per osservarle con tolleranza per le cose che capiamo meno e prenderne atto come attività che ci circondano. Tra l’altro io considero che una vera opera d’arte trascenda il tempo, diventando per sua stessa natura eterna, senza tempo. Altrimenti non parliamo più di arte, ma di moda.
Una statua di Policleto é emozionante oggi tanto quanto lo era tremila anni fa’. La capiamo perfettamente pur non conoscendo niente della quotidianità della vita dell’artista e della società in cui fu creata, eppure ci è estremamente vicina. Prova ne è che sia pervenuta fino a noi e che le generazioni precedenti l’abbiano accudita considerandola parte della loro realtà e del loro patrimonio culturale. La statua di Policleto è un modello a cui ispirarsi, che continua ad influenzare i valori estetici contemporanei, tanto da affermarsi nel linguaggio corrente parlando di un uomo “bello come una statua greca”. Quindi non é più l’artista che é contemporaneo, ma bensì l’opera che attraversa il tempo, restando sempre attuale. Questo per me è il miglior esempio di arte contemporanea .

– Come ti poni rispetto al circuito dell’arte contemporanea internazionale, come lo percepisci?
Non mi pongo nel circuito dell’arte contemporanea internazionale. Per ora lavorando in Italia, è molto difficile avere un contatto col mondo esterno, poiché per ora il mondo non é molto interessato a quello che accade in Italia.
L’Italia, nonostante il suo passato di faro dell’ arte mondiale, si è talmente provincializzata che nel mondo interessa più per il suo passato che per il suo presente. Un presente totalmente culturalmente degradato. Questo Paese s’interessa principalmente di calciatori, veline e stracci.

– Nel panorama dell’arte contemporanea internazionale quali artisti viventi trovi di tuo interesse?
Lucien Freud, Antonio López Garcìa, Anselm Kiefer e Daniel Spoerri.

– In questo periodo a che tipo di sperimentazione estetica ti stai dedicando? Quali i materiali con cui ti esprimi al meglio? Quale la tecnica che in questo momento prediligi?
Mi sto sempre dedicando al corpo umano. Forse non più tanto sulla

solitudine dei personaggi, ma l’intimità condivisa con un altro simile e
l’intreccio plastico scaturito dai loro momenti di intimità.
Tra le tecniche che amo di più, l’olio e, a volte, la tempera grassa.

La città di Milano compare spesso nei tuoi dipinti, dagli scorci di finestre si intuiscono delle architetture dalla forte impronta milanese. Che rapporto hai con la città? Riesci a trarne ispirazione?
Ho un ottimo rapporto con la città, tranne che con Milano, alla quale sono molto legato peraltro. La sola ispirazione che traggo dalla città é la

moltitudine di persone che vedo, se poi è multietnica meglio ancora.

– I soggetti dei tuoi quadri sovente appaiono nudi. Cosa rappresenta per te la nudità?
I personaggi che ritrai non esprimono mai una nudità esibita, quei corpi rappresentati sembrano invece legati a un ambito molto più intimo.
Scoprire i soggetti ti porta a coglierne specifiche qualità?

Ritengo il corpo umano, la cosa più bella e affascinante che ci sia
sulla terra. Tutto quello che l’uomo crea, d’altra parte, é influenzato dalle necessità di questo contenitore dello spirito, per cui non mi sembra strano che egli sia al centro delle mie fantasie.
Certe volte persone ignoranti, violente e primitive hanno fattezze molto attraenti, di grande bellezza e sensualità. Questo mi affascina molto, la dicotomia tra lo spirito e il corpo.

– Qual è la tua opinione sulla vexata quaestio del Museo d’ Arte Contemporanea a Milano?
Mi sembra incredibile che una città come Milano, che si pone nel mondo come capitale del design, della moda e del buon gusto, non abbia ancora un museo d’arte contemporanea. Mancano peraltro, anche altri tipi di musei come: il museo del design, della storia della moda, delle arti decorative, presenti invece in città quali ad esempio Monaco di Baviera o Parigi.

Non abbiamo neppure un palazzo storico milanese aperto al pubblico, che permetta agli appassionati di architettura di conoscere i capisaldi dell’architettura lombarda, non da poco: dal Bramante al Piermarini passando dal Richini. Milano é una città totalmente carente di tutte quelle strutture che oggi fanno di una città moderna una metropoli internazionale e una capitale culturale.

– Credi che i nuovi amministratori ed in particolare l’assessore Vittorio Sgarbi stia compiendo un percorso innovativo e utile per lo sviluppo del circuito artistico in una metropoli come Milano?
Credo Sgarbi sia una grande opportunità per la città di Milano, per la sua competenza nel campo e la sua capacità di comunicazione. Finora abbiamo sempre avuto persone poco preparate, poco esperte, totalmente incapaci per quello che riguarda la direzione generale dei musei, molto arroganti e un po’ arretrate. Apprezzo anche molto la sua posizione rispetto ai restauri di Palazzo Reale, dove ha lamentato i materiali usati e il concetto di restauro, a mio avviso assolutamente assurdo.

Trovo scandaloso che a Milano dopo tutti questi anni non si sia riuscito ancora a restaurare la Sala delle Cariatidi, così come tutto il Palazzo. Una vera occasione mancata per mantenere vive le conoscenze e le maestranze, formando i giovani ai vari mestieri e alle tecniche delle arti decorative. Questo poteva essere un favoloso cantiere di formazione per quei mestieri che il mondo intero ci invidiava, in cui ancora un volta eravamo ai massimi livelli.

Esposizioni Principali (selezione)

1996 Istitut de France, Parigi
1998 Il nuovo ritratto in Italia, Spazio Consolo, Milano, a cura A. Riva
1999 Sulla pittura. Artisti italiani sotto i 40 anni, Palazzo Sarcinelli, Conegliano, a cura M. Goldin
1999 Pittura Ritrovata, Museo del Risorgimento, Roma
2000 Sui Generis, PAC, Milano, a cura A. Riva
2000 Racconti d’estate, Galleria B&B Arte, Mantova
2001 Premio Cairo Communication, Posteria, Milano
2002 Il lato oscuro della letteratura, Festival della Letteratura, Mantova
2003 La nuova scena artistica italiana, Chiesa/Istituto Santa Maria della Pietà, Venezia
2003 La nuova scena artistica italiana, Palazzo del Parlamento Europeo, Strasburgo
2003 Italian Factory – La nuova scena artistica italiana, Palazzo della Promotrice delle Belle Arti, Torino
2005 Miracolo a Milano, Palazzo della Ragione, Milano
2006 Quindici Anni, Scuderie Aldobrandini, Roma
2006 Milano da Vedere, Galleria Previtali, Milano

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